La Croce Rossa di Roma sta accogliendo nella sua sede 150 persone senza dimora della città. Storie.
“Ogni sbaglio che facevo mi dava un pugno. Mi trattava come una serva”. “I passanti abbassavano lo sguardo di fronte a me. Non sono tutti uguali gli abitanti della strada. Ma c’è chi si prostituisce anche per una sigaretta”. “Non ho più nessuno al mondo. Ora voglio tornare a vivere alle Mauritius. Se tocchi il fondo devi provare a rialzarti”. “Non mi sono sentito aiutato da nessuno. Ho vissuto un dolore che non può scomparire”. “La vita per strada è aspettare. Non ho mai avuto una patria, ma ci credo, le radici sono importanti. Per strada la vita è pericolosa. Le persone ti guardano come un fantasma”.
Siamo a Roma nella sede della Croce Rossa dove circa 150 persone senza dimora sono accolte da alcune settimane per l’emergenza freddo in collaborazione con la Sala Operativa Sociale del Comune di Roma che segnala le persone con maggiori fragilità che vivono per strada.
Le storie hanno nomi e cognomi che noi non faremo, per scelta, non perché ce lo abbiano chiesto. Quello che vogliamo provare a fare è tentare di dare priorità alle parole di chi vuole raccontarsi un po’.
Le persone che incontriamo sono italiane nella gran parte, alcuni nati in Italia ma originari di altri Paesi. Ci sono donne che hanno subito maltrattamenti, come P., oggi italiana, che ha gli occhi celesti dello stesso colore del suo cappellino. “Sono riuscita a fuggire da quell’uomo che mi teneva segregata e mi sono ritrovata senza niente, così sono arrivata qui. Per fortuna. Ora andrò in una casa protetta per donne. L’unica cosa che voglio fare è ricostruirmi una vita normale. Libera dalla violenza. Rivedere mio figlio. Trovare un lavoro. Sono una brava cuoca e un’ottima barista. La cosa che cucino meglio sono i piatti a base di pesce. Quell’uomo conosciuto per caso faceva uso di droghe e diventava violento. Mi minacciava, non potevo sottrarmi al suo controllo. Fino a che sono riuscita a fuggire. Senza portare con me più nulla di mio. Ma qui sono arrivata con poche cose e ora vado via con molto di più”. “Ho 52 anni, sono di Roma – dice M.M. – lavoravo in una lavanderia industriale fino a che ha dichiarato fallimento. C’è stata una causa di lavoro ora vediamo se riuscirò ad essere risarcito. Per due anni ho dormito in un furgone abbandonato. Ho tirato avanti con qualche lavoretto, ho fatto il badante, il giardiniere, l’autista, tutti lavori occasionali e saltuari. Non mi assume nessuno per via dell’età. Sono separato da mia moglie e ho un figlio. Ma non ho più una rete familiare. Vivendo per strada incontri persone di ogni genere. Artisti, padri separati, tanti italiani oltre gli stranieri. Persone che hanno perso il lavoro, chi è vittima dell’uso di droghe, chi di alcool, ma anche tante persone che hanno voglia di ricominciare. La Roma che vivevo quando ero più giovane non esiste più. La Roma degli anni ’80 è quella di cui ho il ricordo più positivo. Andavo a ballare. (sorride) Stando qui in questo centro sto provando a cercarmi un lavoro. Vorrei un qualunque lavoro”. “Sono di Roma ma il mio Paese d’origine sono le Isole Mauritius. Lì il mare è bello. E lì vorrei tornare e aprire un bed and breakfast, devo solo trovare le risorse economiche sufficienti per mettere a posto la casa che mi ha lasciato mia madre”. E’ L. 30 anni, ha fatto il fonico parla 8 lingue ci dice, compresi alcuni idiomi africani. E fa anche il Deejay, quest’estate vuole tornare a suonare in alcuni locali sul mare e mettere insieme i soldi che gli consentano di partire. “A Roma non si trova lavoro , mi mettono sempre in prova e poi mi mandano via per non pagarmi.
Vivo da anni in strada ad esempio a Colle Oppio. In strada c’è di tutto, alcool, droga, prostituzione, suicidi”. O. 35 anni di Milano, di origine rom croata, da 3 anni a Roma. Faceva l’operaio, poi la morte della moglie e della figlia in un incidente d’auto, il malessere psicologico e le cure, la perdita del lavoro, la strada, nessuno lo assume per via della sua disabilità sebbene sia iscritto nelle categorie protette. O. la vita per strada la conosce non solo a Roma “Sono stato in molti altri paesi. Francia, Spagna, Belgio, Portogallo, Germania. C’è una situazione meglio organizzata per chi vive per strada. Cercano di darti una casa e di farti reinserire. Qui in Italia non esiste nulla di tutto ciò”. A. 43 anni siciliano, vive a Roma da tempo e ha viaggiato molto per via del lavoro di suo padre sin da piccolo. “Ho un diploma, ho fatto l’autista e poi ho lavorato in un istituto di vigilanza. Il lavoro è andato male, l’abbiamo perso tutti. Il titolare è stato arrestato per evasione fiscale. Alcuni miei colleghi si sono tolti la vita. Ho una figlia ma sono separato da mia moglie. Lei ha trovato un lavoro in un altro paese e sono andate via. Abbiamo dormito in macchina per un periodo, ci hanno sfrattati, non riuscivamo più a pagare per la casa. L’affitto era più alto della mia paga. Ho fatto tanti lavori precari. Non ci sono strumenti adeguati per aiutare chi si trova a perdere il lavoro o a non avere una casa. Ci sono molte cose che non funzionano in Italia. Oggi vorrei un lavoro, per esempio fare il cameriere in un albergo. A volte quando porto il curriculum mi dicono che sono troppo qualificato. Insomma ma che devo fare?”
Ce ne andiamo. Nel campo si gioca a pallone, si lavano i panni, ci si organizza per il pranzo, si guarda a domani. Mentre qualcuno nella casetta ha appeso la bandiera della Croce Rossa.
A cura dell’ufficio stampa della Croce Rossa di Roma